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Tutto sul cappotto ricamato

Storia e curiosità di questo accessorio moda iconico

Questo è il periodo dell’anno in cui lo rinfreschiamo, lo ammiriamo, o lo cambiamo. Il cappotto non è un capo di abbigliamento qualsiasi, è la nostra corazza invernale, un abito che parla di noi riparandoci dal freddo.

Il cappotto ha una storia tutta da scoprire, infatti, sebbene oggi sia un indumento diffuso, in un’epoca non troppo remota – fino quasi al XVIII secolo – i cappotti potevano essere indossati solo dagli uomini.

Oggi il cappotto è un capo di abbigliamento unisex e ce ne sono di tanti modelli, per differenti stagioni: cappotto destrutturato o sfoderato per essere indossato in primavera, oppure foderato, imbottito e impermeabile per l’inverno. Il cappotto è un vero trend di moda, e le collezioni per l’autunno 2022 lo arricchiscono con nuovi tagli, ricami e preziosismi inediti

Storia del cappotto

Il cappotto a monopetto o doppiopetto, è originario delle province spagnole, qui nel XVIII secolo, questo indumento era usato da operai e contadini. All’epoca, per indicare il cappotto si usava il termine “palletoque”, ovvero l’unione di due parole: pallium “mantello spazioso” e toque “copricapo”.

Nel corso degli anni, questo capo comodo e funzionale si è gradualmente affermato anche in altri Paesi europei e non, tra i quali Francia, Inghilterra, Russia. È interessante notare che in ogni nazione, il cappotto ha avuto una sua evoluzione, il suo stile è caratterizzato da usi e costumi del luogo. Ad oggi esistono molti tipi di cappotti da uomo, e altrettanti ne sono stati creati da donna, per meglio esaltare la silhouette femminile.

Possiamo affermare che furono gli inglesi dare al cappotto un tono aristocratico, rendendolo un capo per benestanti e non più per contadini.

E furono gli orientali a rendere il cappotto un mezzo per distinguersi, per raccontare la propria storia attraverso i tessuti.

Infatti in Oriente, i mantelli (all’epoca chiamati anche tuniche) non erano solo un capo d’abbigliamento da indossare, ma anche un indicatore del proprio status sociale. I subordinati ricevevano una tunica come dono e segno di promozione, la quale era decorata con ricami, inserti di pelliccia, fili dorati e altri dettagli.

 

In Cina, ricamare un abito ricamato con determinati simboli, valeva da presentazione della propria persona: una cicogna ricamata significava che si occupava un alto rango tra i funzionari pubblici, mentre una gazza ricamata era indossata solo dai contadini.

 

Inizialmente erano i vestiti ad essere ricamati, ma furono i nomadi a diffondere l’usanza di ricamare i cappotti.

Essi viaggiavano in tutto il mondo lungo la famosa “Via della Seta”, tracciata in precedenza da Marco Polo attraverso la Mongolia, l’Africa, l’Asia meridionale e i Paesi del Medio Oriente, e crearono la tendenza a decorare gli abiti esterni.

Per gli asiatici un ricamo non era solo un importante biglietto da visita, ma poteva avere uno scopo propiziatorio. Un ricamo poteva portare fortuna o protezione, la sua forza estetica era in grado di comunicare con forze che agivano oltre l’umana percezione.

Ovviamente i primi ricami erano realizzati a mano, poi col tempo vennero utilizzati dei macchinari tessili. Ma la caratteristica di un buon ricamo industriale è la sua capacità di replicare la qualità e il pregio di un ricamo manuale, in un tempo più breve. Noi di Forza Giovane siamo un ricamificio industriale che utilizza macchinari all’avanguardia per creare ricami di qualità, inoltre ci affidiamo a delle ricamatrici esperte, nel caso di lavori che richiedano il ricamo a mano o su specifica richiesta del cliente.

Curiosità sul cappotto

Ci sono molte curiosità attorno al cappotto, ecco le più note:

  • In Russia la parola “cappotto” è poco usata, al suo posto vengono nominati i modelli, che a loro volta prendono il nome degli inventori: Spencer, Carrick, Chesterfield.
  • Quando il maresciallo britannico Raglan perse l’arto superiore in una battaglia, chiese di creare per lui un capo di abbigliamento esterno, facile da indossare, che fosse un pezzo unico. Nacque così il modello di cappotto Raglan, che aveva un particolare taglio delle maniche: permetteva di nascondere all’interno la mutilazione del braccio e di utilizzare la sciabola con l’altra mano senza avere impedimenti.
  • La leggenda narra che l’invenzione del cappotto corto si deve alla coda di un frac bruciata dai carboni. Per adattare il frac ormai rovinato, il conte George Spencer (1758–1834), decise di indossarlo come una giacca da uomo corta, a doppio petto, lunga fino alla vita. Il cappotto Spencer era indossato come una giacca corta, aderente, tagliato poco sopra il livello della vita, oppure in stile impero, seguiva la linea del busto.
  • Il “kaftano” è considerato il cugino del cappotto. Nasce in Persia nel 600, il caftano era la tunica dei contadini, poi si è evoluto fino a diventare un indumento chic e pregiato.
  • Alla fine del XIX secolo, le donne iniziarono a replicare gli abiti maschili. Anche i cappotti e le giacche venivano indossati dalle donne, per cui fu necessario creare dei nuovi tagli. Nacquero così le tre opzioni di silhouette che tutti conosciamo: dritta, trapezoidale e aderente… large, medium, small!

L’invenzione del cappotto impermeabile

Chi non conosce il trench coat Burberry? Alcuni brand di moda hanno reso celebre il cappotto impermeabile. Ma come è stato inventato questo capospalla, del quale oggi non potremmo fare a meno? Lo scozzese Charles Macintosh, per errore, aveva imbrattato una manica del suo mantello di gomma. Tornò a casa sotto una forte pioggia e una volta rincasato, notò che la manica sporca non si era bagnata. Allora gli venne un’idea formidabile: creare un tessuto che non lasciasse passare l’acqua. Così Charles Macintosh creò un mantello che da allora porta il suo nome. Ricevette un brevetto per la sua invenzione e iniziò a produrre giacche impermeabili “macintosh”. Nacque così il cappotto impermeabile!

Cappotti diventati icone di stile

Il cappotto non è una moda, ma una necessità che ci aiuta ad a esprimere la nostra personalità. Le case di moda negli anni hanno creato capi di design che sono diventati iconici. Max Mara recita nel suo sito, nella pagina dedicata ai cappotti “More than a Coat, a Max Mara”, questo modello è infatti immediatamente riconoscibile, grazie alle sue linee morbide e sofisticate. Il celebre capospalla 101801 di Max Mara è molto più di un cappotto, è un oggetto di design moderno, attuale e orgoglioso del suo passato, un pezzo da tenere nell’armadio e sfoggiare con orgoglio.

Un’altra casa di moda, orgoglio del Made in Italy, Fendi, realizza cappotti unici e distintivi, come il modello reversibile Double F, che esalta il monogramma della casa di moda, il risultato è un effetto chic e senza tempo.

Anche Gucci utilizza spesso il suo monogramma per realizzare cappotti e infondere un tratto distintivo a questo capo moda.

Il cinema naturalmente ha contribuito alla fama del cappotto, in special modo ai cappotti di design. Alcune pellicole hanno dettato la moda dei cappotti. Un esempio è il celebre il cappotto arancione, in panno casentino, indossato da Audrey Hepburn nel film Colazione da Tiffany, disegnato da Hubert de Givenchy.

Nel film il Diavolo veste Prada Anne Hathaway indossa un cappotto bianco a vestaglia, un modello che è poi andato a ruba di Yigal Azrouel, che l’attrice indossato abbinato a basco e guanti Chanel, scarpa pump bon ton di Marni e borsa Calvin Klein.

Ti è venuta voglia di cappotto? Non ti resta che scegliere il modello più adatto a te. E magari optare per un cappotto ricamato by Forza Giovane!